Viaggiare quando si è malati cronici

da Feb 26, 2018Racconti di viaggio0 commenti

Che cosa significa viaggiare quando si è malati cronici?

Quattro anni fa mi è stata diagnosticata una malattia cronica, non importa quale. Ti serve solo sapere che la porterò per sempre con me, che ho imparato a convivere con i “se” e i “ma”, con la paura di peggiorare e la speranza di migliorare. Ho adottato dei piccoli accorgimenti per la vita quotidiana. Più che altro, ho imparato a non avere paura dei miei limiti, a stimolare le mie insufficienze e a non privarmi delle esperienze. E soprattutto, ho continuato a viaggiare.

Quando si sta male fisicamente, viaggiare sembra una pura utopia. Quando ho perso il controllo sul mio corpo e l’unico costante pensiero era di far cessare il dolore, ho temuto che non avrei più viaggiato. Come avrei potuto organizzare una vacanza sapendo che forse non sarei stata in grado di viverla? Come fare con i medicinali? E se fossi stata male, a chi mi sarei rivolta?

Paure.

Si incomincia a rimandare, a pensare che è meglio essere “al sicuro”. Ero così combattuta e frustrata dal pensiero che dovevo proteggere il mio corpo e allo stesso tempo non farlo diventare la mia tomba.

Quattro anni fa quando la malattia si è manifestata e la cura farmacologica ha iniziato a fare effetto, la prima decisione che ho preso è stata di prenotare un viaggio in pullman, per vedere delle mie amiche che vivevano lontano. Non stavo ancora bene e del viaggio di ritorno notturno, ricordo solo un dolore lieve e costante che non mi permetteva di dormire e la periferia spettrale dell’Aquila. Eppure quella trasferta durata pochi giorni mi ha permesso di affrontare il dolore fisico e la paura stessa del dolore.

La montagna e l’escursionismo mi hanno aiutato invece a riprendere coscienza del mio corpo, della forza intrinseca che tutti noi possediamo. La montagna può essere vissuta in molteplici modi: sfida personale, svago, riavvicinamento alla natura (consiglio in merito la lettura del bellissimo libro di Paolo Cognetti “Le otto montagne”). Io ho iniziato a viverla con la paura dello stare male, del dolore. E ogni sforzo, ogni paesaggio mozzafiato era puntellato dal pensiero fisso: “E se domani mi sveglio e non riuscirò a camminare per il dolore?”.

Quando scali una montagna hai solo una direzione di massima: la salita. Io ho sempre scalato, superato le paure, sudato e inghiottito l’ossigeno che mi sembrava sempre mancare. E non sono veloce, non lo ero neanche prima, ma non importa. Solo l’essere lì a camminare, scalare, arrampicarmi è una prova per me stessa che vale più dei moniti dei medici “alla prudenza”.

In questi ultimi tre anni ho continuato a viaggiare e anzi, ho svolto proprio il lavoro di accompagnatrice turistica, che mi ha portato a esplorare nuovi Paesi, a mettermi sempre in discussione.

Ogni storia e ogni malattia sono diverse però forse se stai leggendo questo post, hai anche tu qualche paura da affrontare. Se stai soffrendo, non privarti di uscire, di viaggiare. Non devi andare lontano, basta anche un parco o un giardino vicino casa. Laddove è possibile, sforzati di muoverti e di rimanere positivo. E se quando pianifichi un viaggio devi pensare anche alle ricette mediche, al giusto numero di medicinali, ai certificati da tradurre in inglese, non ti scoraggiare.

Fare quella valigia è già l’inizio del tuo viaggio.

 Mi farebbe molto piacere ascoltare la tua storia. Se hai voglia di condividerla scrivimi: radicidimandorle@gmail.com

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