Come (non) fare Cliff Jumping a Formentera

da Apr 24, 2020Racconti di viaggio, Europa0 commenti

Formentera, Isole Baleari, Spagna

Quando la Jeep completamente sporca di fango parcheggia davanti al nostro 4 stelle, capisco che sarà una giornata da ricordare. Sono a Ibiza per lavoro già da qualche giorno e il gruppo che accompagno è il peggio assortito della storia: una coppia di 19enni svedesi, una famiglia rumena composta da genitori 50enni e figlia 18enne che partirà fra qualche mese per studiare in Gran Bretagna e una coppia americana di neo sposi miei coetanei.

Cosa hanno in comune queste persone? Assolutamente nulla, tranne l’iscrizione al Club di viaggio di cui io sono l’accompagnatrice.

Esperienza programmata del giorno: cliff jumping a Formentera. Lanciarsi da una scogliera insomma.

I neo sposi hanno disertato l’attività e guardo sconsolata gli adolescenti ariani e la famiglia rumena. Sono le 10 di mattina, fa già caldissimo e penso che sarà una giornata davvero lunga. La portiera della Jeep si apre ed esce la nostra guida.

– Hey gente, pronti a saltare nell’ignoto?

Carlos è un 50enne con un cappello da cowboy, fisico asciutto e dei pantaloni color kaki. Con indosso solo i pantaloni color kaki. Vedo la mamma rumena risvegliarsi dal torpore mattutino.

Gli vado incontro presentandomi (ci eravamo accordati solo via email nei giorni precedenti) e gli presento il gruppo.

– Allora, non abbiamo abbastanza posti a sedere nella Jeep, chi si siede nel bagagliaio? Non preoccupatevi, sono solo 10 minuti fino al porto.

Il suo sorriso è disarmante e penso già alle email di reclamo che il Club riceverà da queste persone. Prevedendo il mio futuro da disoccupata, decido di sacrificarmi. Mi siedo fra delle coperte, un secchio di plastica e delle creme solari. Subito dopo salgono con me anche la mamma e la figlia rumene. Ok, forse sono meno schizzinose di quello che pensassi. Il viaggio fino al porto è scomodissimo, saltiamo ad ogni buca ma alla fine è una situazione così assurda che ci viene da ridere.

Quando arriviamo finalmente al molo, la barca non c’è ancora. Carlos ci invita al bar e ci offre una birra. Sono solo le 10 e mezza del mattino ma decido lo stesso di accettarla.

Quando arriva la barca a motore conosciamo anche Annet, compagna di Carlos. Nel corso della giornata scoprirò che Annet è olandese, era una contabile presso un’azienda di Amsterdam e che dopo il divorzio ha deciso di trasferirsi a Ibiza con le due figlie. Ora è una vegana convinta, fotografa e spiritista (qualsiasi cosa significhi).

Saliamo sulla barca e ci sistemiamo tutti a prua. Carlos e Annet ci spiegano di ancorarci per bene alla barca perché andremo molto veloci. Io afferro una corda e quando iniziamo a sfrecciare letteralmente verso Formentera, sento solo il vento in faccia e l’odore buonissimo della salsedine. La traversata è bellissima. Era da anni che non ero in mezzo al mare e il colore dell’acqua è straordinario: un verde smeraldo che ho visto solo in Sardegna.

– Siamo famosi da queste parti sai? – mi giro verso Carlos cercando di non perdere la presa della corda. Ad ogni sobbalzo della prua sulle onde, rischio di cadere giù dalla barca. – L’altro giorno ho portato a tuffarsi Steve Aoki. Mi ha detto che non ne più della vita che fa, non dorme mai. Mai.

Penso voglia impressionarmi ma sono l’ultima persona con cui parlare di DJ multimiliardari. Il mio interesse verso la musica elettronica è pari a zero.

– Da quanti anni sei istruttore di cliff jumping?

– Da una vita.

– Ma come funziona esattamente? Cioè ci sono degli accorgimenti particolari? – non voglio mostrare la mia ignoranza in materia ma ero convinta si trattasse davvero di lanciarsi semplicemente da una scogliera.

– Certo, ti puoi danneggiare gli organi interni se entri male in acqua.

Ah. Guardo preoccupata la famiglia e i ragazzini. Speriamo non finisca in tragedia questa giornata.

– Ma quanto è il massimo da cui si può saltare?

– Dipende. Dai 30 metri diventa impegnativo. Anche il fare salti ripetutamente da grandi altezze può compromettere gli organi.

Intravedo Formentera davanti a noi, un miraggio di palme e roccia chiara dentro il mare cristallino.

– E noi da quanto salteremo?

– Dipende. Forse 10 o 12 metri.

Io mi vedo già in ospedale.

Mi aggrappo più forte alla corda, mentre sfrecciamo sull’acqua.

– Ma la sensazione di saltare da così in altro…è indescrivibile. Finalmente si incomincia a parlare di questa disciplina con il giusto rispetto.

Sarà.

Arriviamo vicino all’isola e Carlos e Annett iniziano a discutere su quale sia il lato migliore da dove tuffarsi. La scogliera è molto frastagliata e abbastanza alta. Dopo qualche minuto ci fermiamo. Io mi giro verso “il mio gruppo” e sorrido rassicurante.

Carlos ci spiega le regole base, come entrare in acqua, come compensare bene la pressione (“se no si danneggiano i timpani”), come comprimere gli addominali e mentre continua a parlare cerco di ricordarmi perché io sia qui. Lo stipendio Maura, lo stipendio, pensa che ti pagano per passare la giornata a lanciarti da una scogliera a Formentera”.

Non funziona granché.

Ci buttiamo dalla barca e a nuoto raggiungiamo gli scogli più bassi. Da lì iniziamo ad arrampicarci e dopo qualche minuto siamo in cima alla scogliera. Alla fine siamo solo Carlos, io e i ragazzini svedesi. La famiglia rumena ha deciso saggiamente di lasciar perdere.

Carlos ci dice qualcos’altro ma non lo sto ascoltando davvero. Poi si avvicina al bordo della roccia…e si lancia. Un bellissimo proiettile che entra in acqua senza fare neanche troppi schizzi. Ora tocca a noi. Mi giro verso i ragazzini e vedo Alexander in iperventilazione. Gli prendo il braccio e gli sorrido rassicurante con un coraggio che non provo nemmeno io. Ha la pelle bianchissima e prevedo una bella insolazione a fine giornata.

– Hey va tutto bene Alexander. È solo un salto. Lo farò prima io così vedi che non succede nulla. Vedrai, andrà tutto bene.

Mi giro verso l’acqua e decido che è l’ultima volta che mi faccio convincere a fare qualcosa del genere. Carlos mi urla dalla barca di buttarmi e vedo Annette pronta con la Nikon a fotografare la mia disfatta. Penso ai metri che mi separano dal mare, alla sensazione di vuoto, al peso che mi spingerà sott’acqua.

Prendo un grosso respiro, mi allontano da bordo. Andrà tutto bene. Un passo, due passi, tre passi.

Cazzo.

E finalmente salto.

Giugno 2016

Vuoi approfondire?

– Il sito ufficiale del turismo dell’Isola di Formentera: https://www.formentera.es/en/

– Il film-documentario su Steve Aoki “ll Sleep When I’m Dead” (quindi pare Carlos avesse ragione sulla mancanza di sonno del DJ), disponibile su Netflix.

Continua a viaggiare con me!