L’orsa Daniza e la (cattiva) politica ambientale del Trentino

da Ago 19, 2014Riflessioni sul turismo0 commenti

Trento, Italia

 

Per il week end di Ferragosto ho passato degli splendidi giorni in Trentino. Per una coincidenza della vita, proprio in quei giorni, un raccoglitore di funghi è stato attaccato da un’orsa (l’orsa Daniza). L’atto è stato giustificato dalla presenza dei suoi due cuccioli e non da una violenza gratuita o ingiustificata. La notizia è stata ripresa a livello nazionale e ho potuto seguire il servizio del Tg1 (e non sprecherò commenti per descrivere la mancanza di contenuti del servizio in questione, anche perché parlare male del Tg1 è  come sparare sulla Croce Rossa); mi soffermerò, pertanto, sul taglio dato alla notizia. L’uomo, che voleva semplicemente raccogliere dei funghi, è stato ritratto come un ragazzo dalla prestanza fisica notevole, la quale lo avrebbe salvato da morte certa durante la colluttazione con l’orsa.

Ho lavorato per tre mesi nel Parco Nazionale di Yellowstone (USA) e la primissima nozione che ci è stata detta, insegnata, ripetuta fino alla nausea era che la foresta era il luogo degli animali “wild”. In altre parole, se volevamo fare delle passeggiate o svolgere qualsiasi altra attività al suo interno, dovevamo essere consci e vigili sul pericolo che gli animali potevano rappresentare.

Questo non significava non entrare nella foresta o avere un atteggiamento negativo o passivo rispetto alla natura; bensì, era invece l’esatto contrario: significava rispettare quell’ambiente naturale, riconoscere che lì dentro noi eravamo gli “ospiti” e non i padroni e pertanto bisognava comportarsi di conseguenza. Era espressamente vietato girare da soli o in gruppi inferiori a quattro persone perché altrimenti si era maggiormente vulnerabili e il personale del National Park Service (NPS), volgarmente i “ranger”, si premunivano di raccomandarlo ad ogni occasione. Se volevi addentrarti all’interno delle foreste da solo, se volevi svolgere delle passeggiate/trekking sui sentieri non tracciati, era a tuo rischio e pericolo. Letteralmente.

Non bisogna temere però l’ambiente naturale, bisogna semplicemente rispettarlo. E sopratutto, SAPERE come comportarsi in caso di necessità. Esistono già codici comportamentali sperimentati in altri Paesi e dovrebbero essere maggiormente insegnati e pubblicizzati anche da noi. Far credere che attaccare a propria volta un orso sia la risposta giusta è non solo sbagliato ma fuorviante nei risultati: se quell’uomo è sopravvissuto, non è stato grazie alla sua “prestanza fisica”, ma semplicemente perché l’orsa non l’ha voluto ferire gravemente.

Tutti gli incidenti avvenuti a Yellowstone con degli orsi sono sempre accaduti perché le persone erano da sole o nei posti sbagliati. Ho scritto la mia tesi di laurea su questi argomenti e il dibattito sul rapporto fra gli orsi e gli esseri umani, in un ambiente naturale come un Parco nazionale, è ancora ampiamente dibattuto anche negli Stati Uniti. La politica statunitense, infatti, si è incentrata sul cambiare e trasformare l’immagine degli orsi e degli animali selvatici presso l’opinione pubblica. In passato, infatti, si riteneva che gli orsi e gli altri animali fossero semplicemente un’attrazione per il Parco: li si poteva sfamare e avvicinare. Ora non più.

L’animale “wild” è trattato come tale e non come un “pet”, un animale domestico. Gli orsi, i bisonti e tutti gli altri animali, non sono presenti a Yellowstone per essere ammirati dal “pubblico” (almeno non come intenzione primaria), ma come “abitanti” del Parco, da tenere a distanza (esiste anche un legge federale a riguardo).

Quando smetteremo di trattare gli animali come se fossero dei peluche, sopratutto gli orsi, forse incominceremo davvero a rispettarli e a trovare delle soluzioni concrete alla co-abitazione in un ambiente naturale circoscritto e abitato.

orsa daniza radici di mandorle 2

Mi si potrebbe obiettare, giustamente, che i Parchi Nazionali statunitensi, in particolare quello di Yellowstone, non sono abitati così come avviene in quelli italiani (che spesso racchiudono anche dei paesi e città al loro interno), e questa differenza fondamentale è da rintracciarsi nelle origini delle istituzioni dei Parchi Nazionali nel nostro Paese. Si determinano, pertanto, delle problematiche oggettive sulla co-abitazione uomo/plantigrade. Eppure non credo che uccidere l’orsa Daniza sia la soluzione migliore; eliminati i moralismi e i sentimentalismi del caso (è una mamma con dei cuccioli, voleva difenderli, ecc.), il vero problema che emerge è che tipo di politica voglia intraprendere il Parco e più in generale, la politica locale trentina riguardo gli ambienti naturali protetti.

Qual è il senso di reintrodurre delle specie protette, potenzialmente pericolose, se poi al primo problema sono abbattute? Perché invece non insegnare, educare, che la foresta non appartiene solo all’uomo?

campagna io sto con daniza

Vuoi approfondire?

– Il sito ufficiale del progetto “LIFE URSUS” che ha portato la reintroduzione degli orsi in Trentino: https://www.pnab.it/il-parco/ricerca-e-biodiversita/progetti-faunistici/orso/life-ursus/  

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